domenica 29 giugno 2008

ci sono cose che non cambierei per nulla al mondo

come, ad esempio, la perfezione del bianco e nero,
una tavolata lunghissima sulla quale fare merenda,
chi ti racconta un viaggio,
addentare una fragola ad occhi chiusi,
sentire i tuoni in lontananza e vedere il cielo diventare sempre più scuro,
piccole rose rosse nel cestino della bici,
una goccia che preannuncia il temporale estivo ti cade sulle labbra mentre pedali velocissimamente e tu istintivamente ci appoggi la lingua e senti il sapore di terre lontane,
è bellissimo

venerdì 27 giugno 2008

e cosa aspetti, aspettavi

passo e ti guardo profondamente, sono in seconda, ne ho tutto il tempo, il semaforo è anche rosso, poco più avanti. e non so se è dolore quello che vedo, o soltanto un filo che si spezza, come una crepa nel ghiaccio che avanza diretta, scava, logora, e poi taglia nettamente. c'è gente che scuote la testa e mormora sottovoce, uno di loro accovacciato ti tocca il polso con delicatezza, chiude gli occhi, lo vedo, forse sa che riaprendoli sarebbe tutto più vero. e poi ci sono i mille pezzi della tua moto tutti intorno, un blu intenso che facilmente luccica sull'asfalto sotto questo sole di fine giugno. non hai nome e non l'avrai finchè non uscirà il giornale locale, fatto di cronaca nera e proteste ipocrite. io ero preoccupata perchè sono in ritardo per il massaggio e poi non ho ancora deciso cosa mettere stasera, forse coi jeans sarei meno ridicola, e certo sarei più comoda con i sandali. ti vedo e non so chi sei e cos'hai e dove vai e cosa aspetti, aspettavi, cosa sogni e sognavi. oltre il semaforo giro a sinistra, sorpasso il ponte, un incrocio, poi accosto e semplicemente singhiozzo rumorosamente con le mani sul volante, soffrendo in modo statico e insonorizzato dai finestrini chiusi. ma tu dove sei, ora, quante cose non avevi detto nè fatto?

mercoledì 25 giugno 2008

come su neve di miele

(tutto per questo)

ci sono momenti in cui guardo davanti a me e vedo soltanto libri, libri su libri. sanno essere malefici e molesti, quando si tratta di un esame tosto, e sanno essere vivi e presenti più di una persona, più di un amico, quando servono. dai libri mi sono allontanata e ci sono tornata con le ginocchia sbucciate, senza che loro chiedessero spiegazioni. a loro, invece, spiegazioni ne ho chieste, cercandole con fastidiosa diligenza, e ho avuto domande quando cercavo risposte, e risposte quando cercavo domande: così, li vivo, mi lascio vivere. mi nascondo tra l'incipit e la quarta di copertina, sballottata in borsa tra treni ed aerei, rumori e silenzi pazienti, strade di sputi e di fango. pezzi ne strappo per la mia memoria, per i miei continui errori, per lettere mai scritte o troppo scritte, messaggi nel cielo, futuri che bramo o che respingo, occhi che chiamo o allontano o allontano chiamando (succede). nel nero delle lettere vedo diamanti, sangue o arcobaleno, incenso cascate e poi ghiaccio, il nero di una caverna, sapore di panna e di spezie. e ingoi e vieni ingoiato, non sei tu, non siamo noi, c'è solo da scivolare, come su olio, su neve di miele lasciarsi dondolare.

domenica 15 giugno 2008

castelli di rabbia


angoli, inserito originariamente da neve di miele.

il mio blog precedente si chiamava castelli di rabbia, dal libro di baricco ovviamente, e il nome rendeva perfettamente l'idea: binari, scelte, sogni, fragilità, momenti di tutto e di niente. questo neve di miele rappresenta una coltre dolciastra, più lenta, forse più... adattata alla superficie della vita. come se stessi crescendo. cosa che, in realtà, non accade.

domenica 8 giugno 2008

senza origine

vorrei che i miei capelli profumassero di ciliegia
odio le case senza granelli di polvere e caos, sono come un unico soprammobile gigante, e la staticità uccide
trovare una vecchia canzone
un sogno senza radici, cucito a forza d'immaginazione
un'amica quando ti dice "sei perfetta così"
montagne di appunti
pensare con cura ad un biglietto d'auguri
ripetersi che la coerenza è la virtù dei pazzi
fare il solletico a una piccola principessa bionda
consumare vecchie preoccupazioni
salutarsi