venerdì 27 giugno 2008

e cosa aspetti, aspettavi

passo e ti guardo profondamente, sono in seconda, ne ho tutto il tempo, il semaforo è anche rosso, poco più avanti. e non so se è dolore quello che vedo, o soltanto un filo che si spezza, come una crepa nel ghiaccio che avanza diretta, scava, logora, e poi taglia nettamente. c'è gente che scuote la testa e mormora sottovoce, uno di loro accovacciato ti tocca il polso con delicatezza, chiude gli occhi, lo vedo, forse sa che riaprendoli sarebbe tutto più vero. e poi ci sono i mille pezzi della tua moto tutti intorno, un blu intenso che facilmente luccica sull'asfalto sotto questo sole di fine giugno. non hai nome e non l'avrai finchè non uscirà il giornale locale, fatto di cronaca nera e proteste ipocrite. io ero preoccupata perchè sono in ritardo per il massaggio e poi non ho ancora deciso cosa mettere stasera, forse coi jeans sarei meno ridicola, e certo sarei più comoda con i sandali. ti vedo e non so chi sei e cos'hai e dove vai e cosa aspetti, aspettavi, cosa sogni e sognavi. oltre il semaforo giro a sinistra, sorpasso il ponte, un incrocio, poi accosto e semplicemente singhiozzo rumorosamente con le mani sul volante, soffrendo in modo statico e insonorizzato dai finestrini chiusi. ma tu dove sei, ora, quante cose non avevi detto nè fatto?

Nessun commento:

Posta un commento