giovedì 14 agosto 2008

tremilaquattrocentosessantatre

tremilaquattrocentosessantatre.

è la cifra che vedo comparire sul display della calcolatrice una volta fatta una semplice operazione: chilometri segnati dall'auto/cubotto giallo a fine viaggio meno chilometri segnati dall'auto/cubotto giallo un secondo prima di girare la chiave e partire. fioriscono in quella cifra un bel po' di pagine di memorie, a scorrere in quella linea dove finiscono le onde contro le scogliere. altri si appoggiano sul filo che separa l'ombra e la luce, disegna contorni e impalpabile traccia le nostre vite, le unisce e le separa.


(...)

mi sento a volte trasportata da un'alta e poi una bassa marea, ma di sentimenti. finisco col sopportare la mia presenza solo perchè ne sono, dopotutto, proprio costretta. questo perchè sono perfettamente in grado di capire quanto io sia fortunata, tra il cielo e la terra sotto i miei piedi, ma a volte mi trafiggono dolori acuti senza spazio di perchè. ed è in questi spasimi, dissimulati raccogliendo conchiglie minuscole o stringendo cuscini come fossero persone, che cerco nella memoria la poesia di erri de luca che mi ha fermato il cuore, e ne tasto i colori camminando all'indietro per il mondo.

2 commenti:

  1. "finisco col sopportare la mia presenza solo perchè ne sono, dopotutto, proprio costretta"
    come al solito, mi fai pensare molto.. quando leggo queste parole volgo il pensiero a quando mi guardo allo specchio e penso che in realtà non mi stò neanche simpatico....solo che non riesco a pensare a come potrebbe andare meglio..

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  2. Stringere cuscini come persone. Devo proprio provarci: chissà che non basti un cuscino per colmare i miei abissi affettivi.
    Con l'età imparerai non solo a sopportarla la tua presenza, ma ad amarla: chi sa pensare profondo come te, prima o poi impara, ad amarsi come si deve.

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