mercoledì 8 aprile 2009

scorro su repubblica.it le foto di volti che hanno perso tutto. lo faccio non per esorcizzare la paura, non per masochismo, non per eccesso di solidarietà. lo faccio, egoisticamente, per ricordare in primis a me stessa quanto ho e quanto do per scontato di avere. se c'è Qualcuno lassù che muove i nostri fili, beh, credo che li abbia intrecciati un po' troppo sbadatamente, o forse no, nella consapevolezza che ci avrebbe aiutato almeno nel tempo del dolore a guardare tutto con altri occhi. ora mi sembra incredibile poter pensare di stringere tra poche ore la persona che amo, e aspettare mi pare un sollievo. mi sembra incredibile innamorarmi di un luogo che per ora non esiste se non nella mia testa. è impensabile poter progettare qualcosa che non sia per domani, domani, sempre domani.
mi concedo almeno un momento di pensieri spazzati via, prima che la sabbia torni a farmi prudere gli occhi. perchè una volta sfogliati i giornali, concluse le edizioni straordinarie, chiuso mozilla, la cicatrice che ci resterà addosso sarà sempre troppo invisibile. siamo noi, gli italiani che dimenticano. e che per questo non possono dare futuro ad una nuova generazione. pessimismo cosmico come ghigliottina della staticità.
non ho immagini, mi sono innamorata di un'immagine.
non ho ricordi, mi sono innamorata di un ricordo.

torno a sentirmi in colpa per ogni respiro che faccio. non mi succedeva da un po'.

a te, l'aquila, che ho amato nei sogni prima ancora di vedere, lascio un pezzo di cuore, un dolore che non riesco ad elaborare, ma tu ne sei troppo carica per poterlo sopportare.