martedì 16 febbraio 2010

del tuo dolore non si muore


io piango e tu non sai perchè.

tu piangi e io non so perchè.


troppo dolore, tutto in un solo dannato scompartimento. c'è talmente tanta vicinanza che non c'è bisogno di parlarci, rinchiuse in noi stesse come in una stanza senza finestre. anche i respiri si possono contare.
non ci sono vie d'uscita, in questi chilometri di viaggio. non c'è modo di spegnere la luce, di fare silenzio. siamo come statue di sale in mezzo ad un traffico incessante. scambi di parole e di cibo non ci danno pace. non è questa la c o n s i s t e n z a che cerchiamo.
ma tu, nei tuoi occhi neri come la pece, almeno hai un motivo di nasconderti. senza un libro, senza un cellulare da controllare ogni minuto, senza crackers distrutti da sgranocchiare per tenersi occupati, in cerca di briciole.
dalle cuffie del ragazzo di fianco a te - che ha un terrore fottuto di sfiorarti, e per questo ha silenaziosamente messo tra di voi il suo cappotto verde militare - distingui chiaramente una musica sanguigna, dal ritmo sudamericano. neanche il pensiero di terre calde e remote riesce a smuovere la tua maschera di cera.
non hai sorrisi nè espressioni di sdegno, per nessuno. i tuoi gesti, più che essere automatici, sono troppo grandi per te, come se avessi la paura di venirne tradita - come se al posto tuo potessero parlare e scaraventarti a terra.

i tuoi occhi dicono che del tuo dolore non si muore. me ne convinco mentre scrivi a penna su un foglio in una lingua che non è la tua. la c o n c e n t r a z i o n e è il tuo modo di distrarti. così, la bionda di fronte a te non potrà in nessun modo renderti vulnerabile, nonostante il suo ridicolo tentativo di interpretare la tua scrittura in senso inverso.
del tuo dolore non si muore.

del mio, non so.
vorrei sapere cosa ti dicono i miei occhi, sbarrati, intenti a contare le goccioline di pioggia che sbattono sul vetro sporco e danzano tra loro e si uniscono, si dividono, si asciugano.
ma lo sai benissimo che questo è solo un gioco tra noi. giochiamo a renderci immuni dai nostri cuori, buttandone brandelli sopra queste rotaie.

4 commenti:

  1. Io gioco, io gioco ancora...
    Fino a perdere il mio patrimonio di lacrime, depositate in banca, a nome di qualcun'altro...

    (mao)

    RispondiElimina
  2. ç_ç...
    (Non aggiungo parole a rovinare la scena. Mi affaccio soltanto, alla porta dello scompartimento)

    RispondiElimina
  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

    RispondiElimina