lunedì 31 maggio 2010

8 minuti

quando la gente scorge il mio tatuaggio e mi chiede di riflesso 'suoni uno strumento?', è difficile rispondere che no, ora come ora non suono nessuno strumento. ha tutto un altro senso, non immediato, non definito, soltanto mio e dell'inchiostro dentro la pelle.
ogni tanto quel senso profondo riaffiora e dura molto più degli 8 minuti spesi da Luciano a colorarmi di nero un pezzettino di pelle, qualche anno fa.
sabato sera ho passato una ventina di minuti in piedi appoggiata ad un cancello ad ascoltare suonare in acustico due quinti dei Brahaman; erano seduti in un vicolo buio a versarsi a vicenda bicchieri su bicchieri di sangue di giuda, separati tra loro da un tavolino instabile con su una abat-jour scassata e una maschera rossa rubata al carnevale veneziano. manuel agnelli era ad un metro da me e li ascoltava con la stessa attenzione e un sorriso molto simile al mio, tenendo il ritmo con le dita contro la ringhiera. tutta questa semplicità in uno spazio tanto ristretto mi ha resa felice.
alla fin fine questo è il senso: la musica è la sola cosa che non smetterà mai di sorprendermi.

mercoledì 19 maggio 2010

la corona di ofelia

i semi dei pioppi come soffioni si adagiano sulle acque dei navigli, come elettrizzati rimangono lì sospesi senza annegare -senza volare- semplicemente raddoppiandosi nello specchio delle acque. a vederli potrebbero essere i fiori persi dalla corona di ofelia o le lacrime piumose di qualche gigante buono fatto di nuvole. un tramonto qualunque si sdoppia nel canale come due spicchi di arancia candita. dolce fino alla nausea è questo walzer lontano, o forse solo immaginato, che voi due ballate stanchi sul marciapiede della troppa onestà.
hilary swank mi fa piangere per l'ennesima volta forse perchè gli amori difficili sono i soli che mi sembra di conoscere e le lotte non vinte sono le sole che mi sembra di aver combattuto.
normalità diventa così canticchiare mr tambourine man intanto che le rane attraversano la strada per andare da una risaia all'altra (e io rallento per dar loro la precedenza)