domenica 18 luglio 2010

il cielo


Da qui si doveva cominciare: il cielo.
Finestra senza davanzale, telaio, vetri.
Un'apertura e nulla più,
ma spalancata.

Non devo attendere una notte serena,
né alzare la testa,
per osservare il cielo.
L'ho dietro a me, sottomano e sulle palpebre.
Il cielo mi avvolge ermeticamente
e mi solleva dal basso.

Perfino le montagne più alte
non sono più vicine al cielo
delle valli più profonde.
In nessun luogo ce n'è più
che in un altro.
La nuvola è schiacciata dal cielo
inesorabilmente come la tomba.
La talpa è al settimo cielo
come il gufo che scuote le ali.
La cosa che cade in un abisso
cade da cielo a cielo.

Friabili, fluenti, rocciosi,
infuocati e aerei,
distese di cielo, briciole di cielo,
folate e cumuli di cielo.
Il cielo è onnipresente
perfino nel buio sotto la pelle.

Mangio cielo, evacuo cielo.
Sono una trappola in trappola,
un abitante abitato,
un abbraccio abbracciato,
una domanda in risposta a una domanda.

La divisione in cielo e terra
non è il modo appropriato
di pensare a questa totalità.
Permette solo di sopravvivere
a un indirizzo più esatto,
più facile da trovare,
se dovessero cercarmi.
Miei segni particolari:
incanto e disperazione.

da "Vista con granello di sabbia" di Wislawa Szymborska

mercoledì 14 luglio 2010

l'indispensabile

insomma, so che passerò il mio ventitreesimo compleanno ad istanbul, è già qualcosa.
poi, so che "questi 6 euro li dobbiamo risparmiare, che ci mangiamo non una ma TRE volte!" [.cit]
- che devo imparare a convincermi che l'indispensabile è ancora meno di quanto uno pensi; insomma, cominciare a togliere invece di aggiungere, perchè dopotutto in ogni angolo di mondo c'è un mercato dove comprare cipolle e patate.