martedì 23 ottobre 2007
domenica 14 ottobre 2007
nevedimiele
stendo i miei difetti al vento ad asciugare
li dipingo di verde e madreperla
come ossa impolverate e dal vento dilaniate
come mare chiuso in una galleria
come un filo troppo corto per reggere un sogno
mi schiudo così, tramonto in un fiore
e su una lama ondeggio
e su una stella ormeggio.
li dipingo di verde e madreperla
come ossa impolverate e dal vento dilaniate
come mare chiuso in una galleria
come un filo troppo corto per reggere un sogno
mi schiudo così, tramonto in un fiore
e su una lama ondeggio
e su una stella ormeggio.
martedì 9 ottobre 2007
oggi la mia professoressa di glottologia
oggi la mia professoressa di glottologia si è presentata in aula con un cappotto verde pistacchio, ha poggiato sul tavolo una copia de "il manifesto" e durante la lezione ha pronunciato la parola "financo". ecco perchè ora vorrei diventare come lei.
sabato 6 ottobre 2007
oh gente ragionevole !
- Oh gente ragionevole! - esclamai sorridendo. - Passione! Ebbrezza! Pazzia! State lì tutti tranquilli, indifferenti, voialtri uomini morali! Biasimate colui che beve, esecrate colui che ha perduto il senno, passate per la vostra strada come lo scriba e ringraziate Iddio come il fariseo che non vi ha fatti simili a costoro. Sono stato ubriaco più di una volta, le mie passioni non sono mai state molto lontane dalla pazzia, eppure non me ne pento: poichè nel mio piccolo sono riuscito a comprendere che tutti gli uomini straordinari i quali hanno compiuto qualcosa di grande, qualche cosa che varcava i limiti delle nostre normali possibilità, sono sempre stati diffamati come ubriachi e come pazzi. Ed anche nella vita quotidiana, è una cosa insopportabile sentir gridare dietro a chiunque abbia compiuto un'azione anche solo relativamente ordita, nobile ed inconsueta: quell'uomo è ubriaco, quell'uomo è pazzo! Vergognatevi, gente sobria! Vergognatevi, gente saggia!
[ i dolori del giovane werther - wolfgang goethe]
[ i dolori del giovane werther - wolfgang goethe]
lunedì 1 ottobre 2007
il primo ottobre duemilasei
il primo ottobre duemilasei entravo in punta di piedi in un'università e in una città sconosciuta, mi guardavo intorno con più timore che curiosità, mi sentivo come una bambina che al primo giorno di scuola è troppo grande perchè qualcuno la accompagni per mano fino in classe.
oggi bevevo un caffè alle tre torri affondando la nostalgia e l'entusiasmo in tre paia d'occhi che un anno fa nemmeno potevo immaginare, in tre sorrisi che conosco più del mio, con lo sguardo fisso su quelle mani che hanno stretto le mie ogni giorno e quando non potevano realmente stringerle mi inondavano di messaggi che parlavano di risate e di lacrime.
ora ho imparato ad amare più il presente che il futuro, e di tante rose bianche ne conservo solo una.
domenica 23 settembre 2007
qualche anno fa scrivevo per
qualche anno fa scrivevo per non essere sola.
probabilmente ero grata di essere com'ero, da qualche parte in fondo alle dita dei piedi, ancora più probabilmente invece cucivo lustrini su pagine abbandonate. mi piaceva, mi ci crogiolavo, potevo credere d'essere io quella incompresa. è una sensazione universalmente nota, che dovrebbe scomparire insieme all'adolescenza. uno stadio intermedio tra il "credere di essere il centro del mondo" tipico e giustificato dell'infanzia e il "credere di essere il centro del mondo" ancora più tipico e ancora meno giustificato degli adulti di oggi.
vorrei dire ho coltivato a lungo i miei sogni ma in realtà la coltura richiede attenzione e costanza, qualità che da sempre non mi vanto di possedere, mentre io probabilmente li ho solo lasciati marcire innaffiandoli troppo. innanzitutto, amavo fotografare nuvole. ora non lo faccio da un bel po'.
probabilmente ero grata di essere com'ero, da qualche parte in fondo alle dita dei piedi, ancora più probabilmente invece cucivo lustrini su pagine abbandonate. mi piaceva, mi ci crogiolavo, potevo credere d'essere io quella incompresa. è una sensazione universalmente nota, che dovrebbe scomparire insieme all'adolescenza. uno stadio intermedio tra il "credere di essere il centro del mondo" tipico e giustificato dell'infanzia e il "credere di essere il centro del mondo" ancora più tipico e ancora meno giustificato degli adulti di oggi.
vorrei dire ho coltivato a lungo i miei sogni ma in realtà la coltura richiede attenzione e costanza, qualità che da sempre non mi vanto di possedere, mentre io probabilmente li ho solo lasciati marcire innaffiandoli troppo. innanzitutto, amavo fotografare nuvole. ora non lo faccio da un bel po'.

giovedì 20 settembre 2007
ho pianto quando
ho pianto quando mio papà mi accarezzava i capelli mentre fingevo di dormire. mi ha ricordato molto quando ero malata, da piccola. ora, invece, si tratta soltanto di un cuore ferito.
dopo avrei voluto avere in mano un grosso pennarello nero per poter elencare sul muro accanto al mio letto, in un corsivo lucido e pulito, i miei fallimenti.
dopo avrei voluto avere in mano un grosso pennarello nero per poter elencare sul muro accanto al mio letto, in un corsivo lucido e pulito, i miei fallimenti.
venerdì 14 settembre 2007
se impari la strada a memoria
se impari la strada a memoria di certo non trovi granchè,
se invece smarrisci la rotta il mondo è lì tutto per te
(mercanti di liquore, il viaggiatore)
(mercanti di liquore, il viaggiatore)
da ieri sera mi ripeto questi versi in testa come una cantilena, cerco di imparare a crederci. il perdermi mi ha portato su rotte meravigliose, e soprattutto mi ha insegnato che le persone non si conoscono mai abbastanza, bisogna sempre avere il tempo di fermarsi e sbucciare gli strati di corazza che tutti, prima o poi, indossiamo con un sorriso stampato in faccia. dopotutto, è lo stesso che spero la gente abbia la pazienza di fare con me. ma ora cerco un cartello che mi indichi una direzione, e non sono la sola a questo bivio. non cerchiamo la strada necessariamente giusta, nè qualcuno che livelli per noi le salite. forse aspettiamo il giusto respiro, di certo dovremo imparare a non guardare sempre indietro.
giovedì 13 settembre 2007
di ricordi ne ho a bizzeffe
di ricordi ne ho a bizzeffe, alcuni mi si appiccicano sulle dita come granelli di sabbia bagnata e ci gioco a rallentatore, aspettando un altro treno in un'altra stazione, o una luna diversa ogni giorno. ne custodisco, NO, ne conservo alcuni non miei, disegnati a terra col gesso da persone che incontri per strada, persone che incontri per vita, persone che non incontri e nonostante tutto hanno lasciato un segno a terra, proprio dove posi i piedi e dove la pioggia non è ancora passata a livellare le memorie. ho scritto alcune lettere e le ho lasciate marcire.
mi sento a casa TRA molti luoghi e IN nessun luogo. per questo non mi stancherò mai di poggiare il naso al finestrino gocciolante d'umidità durante una serena notte di fine estate.
mi sento a casa TRA molti luoghi e IN nessun luogo. per questo non mi stancherò mai di poggiare il naso al finestrino gocciolante d'umidità durante una serena notte di fine estate.
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