stamattina a lezione di francese si parlava di marocco e algeria. di deserti e oasi, di donne e scrittrici coraggiose, di colonialismo. mordendomi il labbro inferiore ho ricordato i mille dettagli del viaggio di mio papà - a volte, e dico a volte, spero di aver preso da lui quel pizzico di follia.
davanti al caffè dopo pranzo ero semplicemente felice di essere lì - i chiostri all'ombra, il glicine, i sassi rotondi sotto i piedi che fanno male - tutto era al suo posto, nel mio primo vero giorno di primavera.
sotto un salice piangente sulla sponda del ticino mi sono accovacciata intorno alle quattro e ho visto scorrere più parole che acqua, ma più acqua che lacrime, per fortuna. il fiume lento e largo, l'amica per la quale nessuna metafora è mai abbastanza, fili d'erba intrecciati a fare anelli improvvisati, che durano minuti sull'anulare destro ma secoli nei nostri pensieri.
stanotte guardo una luna limpida e sfacciata, getto le illusioni in una tazza di tè verde e le sciolgo insieme ad un cucchiaio di miele.
davanti al caffè dopo pranzo ero semplicemente felice di essere lì - i chiostri all'ombra, il glicine, i sassi rotondi sotto i piedi che fanno male - tutto era al suo posto, nel mio primo vero giorno di primavera.
sotto un salice piangente sulla sponda del ticino mi sono accovacciata intorno alle quattro e ho visto scorrere più parole che acqua, ma più acqua che lacrime, per fortuna. il fiume lento e largo, l'amica per la quale nessuna metafora è mai abbastanza, fili d'erba intrecciati a fare anelli improvvisati, che durano minuti sull'anulare destro ma secoli nei nostri pensieri.
stanotte guardo una luna limpida e sfacciata, getto le illusioni in una tazza di tè verde e le sciolgo insieme ad un cucchiaio di miele.