sabato 10 settembre 2011

lasciar passare

fa impressione, lasciar passare un'estate, lasciar passare le persone.
stare immobili, dopo tanto camminare.
perché è quello che ho fatto, alla fine: camminare. mettendo un piede dopo l'altro, dopo l'altro, dopo l'altro, fino ad arrivare ad un tetto diverso ogni sera, ad un risveglio nuovo ogni mattina. poi ho camminato nuovamente ma in salita, perché c'era il cielo lassù da sfidare, poi ho camminato sempre più veloce, per sentire più corto il respiro, più tesi i muscoli.
quello che rimane ora sono io, il resto gira in cerchi che non riesco a toccare, e osservo prendendo le distanze. non resto al centro come un sole importante intorno al quale si muovono pianeti che hanno bisogno di me: rimango qui come un sasso lanciato in un fiume placido, che nessuna corrente sconvolgerà. che nessuna nevicata proteggerà.
non giuro più, perché neanche io ci credo adesso. guardo avanti come si guarda ad uno specchio. guardo indietro come si guarda ad un'ombra. e così tic, infilo una riga dietro l'altra, toc, cerco una boccetta d'inchiostro in cui potermi dissetare.

3 commenti:

  1. è un po' che pensavo di lasciare un commento su questa pagina per dirti che dovresti proprio scrivere ancora. questo blog è da anni nella mia lista di preferiti, passo a fare un salto regolarmente. dovresti proprio lasciare ancora qualche traccia, è bello ciò che scrivi. per rendere ancora più solido questo invito linkerò una canzone mesmerica che parla di scrittori morti http://www.youtube.com/watch?v=zxaGJNihf28

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  2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    1. ciò che scrivi è splendido, e come dice il ragazzo quassù dovresti farlo più spesso, davvero.

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