giovedì 14 ottobre 2010

andare incontro ad una città sconosciuta


andare incontro ad una città sconosciuta è come presentarsi ad un appuntamento al buio. lo stesso mal di pancia da affrontare. la scelta degli abiti, delle scarpe giuste. identico è il timore di venire delusi dopo qualche minuto di conversazione e quello - ancora peggiore - di poter cadere ai suoi piedi troppo in fretta, gettando nel fuoco una ritrovata falsa stabilità. ingenuo è chi crede di poter controllare una reazione / le pupille dilatate, i battiti delle ciglia, le mani che scorrono nervose sui fianchi / come chi crede d'altronde di poter costruire una relazione ad un solo senso: da una città devi soprattutto imparare a farti amare, per non restare soltanto una pedina di plastica gialla a squagliarsi sui marciapiedi.
così penso a barcellona, qualche ora prima di partire.
penso all'odore che può avere e a che ritmo respirerà.
di che verde saranno le foglie dei suoi alberi e se ci saranno per strada fontanelle d'acqua pubblica.
è una città sulla quale tutti hanno qualcosa da dire e che proprio per questo motivo ho deciso di non provare ad immaginare - l'unico desiderio che ho è che sia per me una cascata di colori.



" E' delle città come dei sogni: tutto l'immaginabile può essere sognato ma anche il sogno più inatteso è un rebus che nasconde un desiderio, oppure il suo rovescio, una paura.
Le città come i sogni sono costruite di desideri e di paure, anche se il filo del loro discorso è segreto, le loro regole assurde, le prospettive ingannevoli, e ogni cosa ne nasconde un'altra. "
( le città invisibili - italo calvino )

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